CAMPERANDO

Quattro croci messe su bar e ristoranti italiani, per ricordare che l’accoglienza turistica è importante

18 agosto 2019 – Anche questa volta il ritorno in Italia è stato amaro. Ogni volta che si viaggia per un po’ all’estero, almeno nei Paesi più a nord del nostro, ci si rende conto della differenza culturale che separa gli italiani da altre popolazioni. E della differenza in termini di civiltà ed educazione. Mi spiace parlare in questi termini dei nostri compaesani (o della media di loro), ma vi è spesso una differenza palpabile, immediatamente evidente quando si varca il confine, che si fa via via più marcata a mano a mano che ci si addentra nel Belpaese.

La prima cosa evidente in luoghi come l’Austria è la cura e manutenzione di strade, giardini e luoghi pubblici in generale, la seconda l’assenza quasi totale di mozziconi, cartacce, rifiuti. E poi l’educazione stradale: dei limiti di velocità abbiamo già scritto in una precedente occasione, ma vanno sottolineati il rispetto per il codice della strada e soprattutto per gli utenti più “deboli”, ovvero pedoni e ciclisti. AI primi viene sempre concessa la precedenza, ai secondi viene lasciato ampio spazio laterale quando li si supera, anche se per farlo bisogna attendere che la strada sia sgombra.

Rientrando nei nostri confini, questa volta siamo rimasti colpiti più del solito, forse perché sia quando abbiamo lasciato l’Italia sia quando vi siamo ritornati non ci siamo limitati a rilevare quanto sopra, ma anche una differenza sostanziale di comportamento nell’accoglienza del turista o, più genericamente, del consumatore: nei locali italiani ci siamo sentiti solo limoni da spremere, con scarsa attenzione al livello di servizio. E questo dovrebbe essere per noi un monito, visto che buona parte della nostra economia si regge sul turismo.

Ma per capire meglio a cosa facciamo riferimento, vi racconto i quattro episodi che, messi in fila, ci hanno amareggiato. Il primo è accaduto in Friuli-Venezia Giulia, presso un bar del parcheggio del Laghi di Fusine. Ordiniamo uno spritz e ci viene chiesto se lo vogliamo bianco o rosso, Stupiti, non essendo della zona, chiediamo come è fatto quello bianco. La risposta è secca e perentoria: “Con il vino bianco, come altro si dovrebbe fare?”. Incassata la breve spiegazione. Ci mettiamo in attesa del nostro aperitivo. Al tavolo accanto, due turisti stranieri sorseggiano altrettante birre medie. Arrivano gli spritz: non una patatina, non una nocciolina. Notiamo che gli stranieri nel frattempo si sono comprati due pacchetti di patatine e facciamo altrettanto. Poi arrivano due gruppetti di persone ai tavoli vicini. Grandi saluti (evidentemente si conoscono), aperitivo per tutti e patatine e focaccine omaggio a entrambi… Insieme all’episodio del parcheggio di cui abbiamo già scritto nei giorni scorsi, questo ci porta a mettere una croce sui laghi di Fusine.

Al ritorno dall’Austria abbiamo deciso all’ultimo momento di dedicare un paio di giorni alla zona di Chiavenna, dove nel Comune di Piuro ci sono le belle cascate di Acquafraggia. La sera del 14 decidiamo di assaggiare le specialità di uno dei tanti “crotti” locali. Prenotiamo quindi un tavolo all’interno del locale, visto che le temperature serali si sono fatte freschine. Arriviamo puntuali e… sorpresa: “Si sono presentate più persone del previsto e quindi siamo costretti a farvi accomodare fuori”. Alla faccia della prenotazione… E oltre al fatto che il cibo era tutto sommato mediocre, il servirlo su anonimi piatti bianchi non ha aiutato. Croce sopra anche al crotto.

A Ferragosto troviamo un ristorante-pizzeria in uno dei vicoli di Chiavenna. Non abbiamo intenzione di fare un pasto a menu fisso (tipico ferragostano con tempi di completamento simil-matrimonio). Ci confermano che non c’è problema: il menu è solo “alla carta”. Arriviamo alle 13 e pur essendo occupata solo una decina di tavoli, dopo mezz’ora non erano ancora state servite le bevande. Alle 14.10 è arrivata la prima pizza ordinata. Alle nostre rimostranze ci è stato spiegato che il cuoco si era sentito male e che quindi stavano facendo i salti mortali. Ma quando alle 15.30 abbiamo finalmente lasciato il locale dopo avere consumato due pizze e tre primi piatti, non hanno pensato nemmeno di offrirci un caffè. Così come al nostro arrivo nessuno si è premurato di avvertirci che senza cuoco i tempi di attesa sarebbero stati più elevati… Croce sopra al ristorantino nei vicoli di Chiavenna.

La sera, infine, decidiamo per un aperitivo un po’ abbondante, abbinando alla bevanda un tagliere misto. Il primo bar a cui ci rivolgiamo è uno di quelli nella piazza principale di Chiavenna, ma sta per chiudere (alle 19.30 del giorno di Ferragosto, con il paese pieno di turisti e quando metà degli altri locali è chiuso…). Andiamo quindi dal concorrente, che chiude alle 21, e consultiamo il menu. Ci lasciamo attrarre dal tagliere “Merenda”, con brisaola, salame, lardo di Colonnata e formaggio locale. Arrivano le bevande, dopo poco arriva il tagliere e… manca il lardo! Non una parola da parte della cameriera, né per scusarsi né semplicemente per dirci – come ha poi fatto dopo nostra specifica domanda – che il lardo era finito.

Questa volta abbiamo abbandonato il campo, spiegando gentilmente che non è questo il modo di gestire il turismo. Possiamo senz’altro pensare che la fortuna non sia stata dalla nostra parte, o che il periodo intenso faccia abbassare gli standard qualitativi che non sono quindi la norma. Ma quando il cliente non è palesemente contento, basta poco per cercare di riavvicinarlo, magari offrendo un caffè, un digestivo o un dolcetto. In Austria, per altro, non abbiamo registrato il minimo problema o disservizio. Quindi, forse, il problema sta nella mentalità. La stessa che ci portiamo dietro nella vita quotidiana e che ci spinge a non rispettare le più elementari regole del vivere civile.

INFORMAZIONI SULL'AUTORE / ABOUT THE AUTHOR

Paolo Galvani

Nato nel 1964, è giornalista professionista dal 1990 e imprenditore dal 2007. Si occupa di tecnologia dalla fine degli Anni '80, prima come giornalista poi come traduttore specializzato, e da circa tre decenni ama girare in camper. Dalla fine di maggio del 2019 è diventato "fulltimer". A luglio 2019 ha lanciato il blog seimetri.it.

Born in 1964, he has been a professional journalist since 1990 and an entrepreneur since 2007. He has been involved in technology since the end of the 1980s, first as a journalist and then as a specialized translator, and for about three decades he has loved traveling in a motorhome. Since the end of May 2019 he has become a "fulltimer". In July 2019 he launched the blog seimetri.it

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