CAMPERANDO

16 anni e 221.000 chilometri: Falkor è un po’ “stanchino” e richiede attenzione!

15 agosto 2021 – Questo 2021 non lo inseriremo tra gli anni più belli del nostro album dei ricordi. Del resto, non possiamo metterci nemmeno il 2020, dove però – nonostante la pandemia – le cose non erano andate poi così male. Oggi invece ci ritroviamo a fare i conti con una lunga serie di “contrattempi”. Della situazione generale vi abbiamo già parlato nel nostro ultimo post, mentre questa volta vogliamo dettagliarvi un po’ di più lo stato di salute di Falkor. Non perché la cosa debba interessarvi in modo particolare, ma piuttosto per mettere in guardia chi sta valutando di fare un’esperienza di vita in camper partendo da veicoli il cui investimento iniziale è limitato.

Non che scegliere un van di una certa età sia una scelta sbagliata in senso assoluto, anzi. Ci sono molte ragioni per cui un mezzo “vissuto” a volte può essere preferito a uno appena uscito di fabbrica. Il nostro Hymer Exsis lo dimostra. Però è indubbio che con una “casa” anzianotta bisogna essere pronti ad affrontare gli imprevisti. Noi facciamo manutenzione regolare a Falkor, ma non avendo competenze meccaniche dobbiamo rimetterci a ciò che ci dicono i professionisti quando lo affidiamo per gli interventi ordinari (tagliandi) o per quelli programmati (manutenzione ordinaria: gomme, pastiglie, cinghie e così via). Se da loro non arriva la segnalazione che bisogna intervenire su qualche elemento, attendiamo il classico guasto. Che quest’anno non si è fatto attendere.

Il primo non è risolto

Il primo problema che abbiamo avuto, paradossalmente, è anche quello che non abbiamo ancora risolto. A marzo abbiamo cominciato a percepire uno strano rumore dalla ruota anteriore sinistra, una sorta di risonanza intermittente con velocità che andava di pari passo con quella di Falkor, più evidente nella marcia rettilinea. Segnalata la cosa al meccanico, ci ha subito indicato come origine del problema il cuscinetto. Dato che la sua officina è piccola e che Falkor non può essere sollevato sul ponte ci ha mandato da un suo amico, anche lui meccanico. I due si sono sentiti al telefono e nel giro di un paio di giorni l’intervento è stato effettuato: sostituzione del cuscinetto destro!

In sostanza, il mezzo non è stato provato, il meccanico ha capito male quale fosse il lato interessato dal problema e dall’ispezione visiva è emerso che il cuscinetto destro era ormai a fine vita. Eravamo alla vigilia della partenza per Santorso, dove dovevamo effettuare i lavori di aggiornamento tecnico di Falkor, e quindi abbiamo rimandato l’analisi al nostro ritorno. Naturalmente dopo avere fatto provare il camper al meccanico che ci ha tranquillizzati sulla sicurezza del mezzo.

Attenti al freno!

Quando siamo partiti, passando da Milano, ci si è però accesa la spia del freno a mano. La classica spia rossa, quella che incute terrore dicendo “fermati subito”! Falkor non mostrava problemi evidenti, ma abbiamo preferito fermarci in un’officina in città, per sentirci dire, in modo anche piuttosto sgarbato, che si trattava sicuramente delle pastiglie consumate e che in ogni caso non avrebbero avuto tempo e modo di dare un’occhiata più approfondita. Peccato che il manuale d’uso, per quella spia, dica che questa si accende solo in tre casi:

  • 1 – quando si inserisce il freno a mano
  • 2 – quando il livello del liquido freni scende sotto al minimo
  • 3 – Contemporaneamente alla spia ABS per segnalare anomalia al correttore elettronico di frenata EBD.

Non ci sembrava quindi che ci fossero dubbi, e se il liquido dei freni scende tanto tranquilli non si può rimanere. Con prudenza, evitando la tangenziale e – frenando dolcemente e in anticipo – siamo tornati ad Arese, dal nostro meccanico, e li abbiamo scoperto che il tubo dell’impianto collegato alla pinza anteriore destra si era allentato fino a far uscire li liquido dei freni all’interno della ruota: un problema che avrebbe potuto portare a rischi molto seri. La disponibilità e cortesia che abbiamo trovato nell’occasione lo hanno trasformato nel “nostro” meccanico, che approfittiamo per citare qui: grazie Salvatore e grazie alla Race Motors di Arese.

Radiatore addio…

Qui è emerso il terzo problema, non grave: uno dei supporti del radiatore ha ceduto. Il pezzo di ricambio va ordinato, quindi per la sostituzione si va con calma al rientro. Dopo esser tornati da Santorso, dall’officina di Gulliver’s, ci piazziamo a casa dei genitori di Paolo in attesa dei ricambi. Ma… orrore! Dalla parte anteriore gocciola, con grande lentezza, un liquido di origine sconosciuta. All’esame dei vari serbatoi, se ne scopre la provenienza: è quello di raffreddamento. 

Un’altra analisi da parte di Race Motors è inevitabile. La diagnosi è impietosa: rottura del radiatore dovuta alla ruggine. Così cambiamo il dispositivo di raffreddamento e il suo supporto e ci mettiamo l’animo in pace. Nel frattempo, Salvatore va a fondo del rumore proveniente dalla ruota sinistra e alla fine giunge alla conclusione che la pinza del freno, in rilascio, non si apre completamente e sfiora leggermente il disco. Quindi parte la caccia al ricambio, che io preferisco sempre originale.

Un vetro ormai pigro

Per non farci mancare nulla, sin dall’acquisto di Falkor, nel 2017, l’alzavetro elettrico di sinistra si è dimostrato spesso riottoso, rimanendo bloccato più volte. Per farlo ripartire bisognava essere brutali e ricorrere a vigorose chiusure della portiera, aiutando a volte il motore nella fase di salita del cristallo. Eravamo già intervenuti in carrozzeria un paio d’anni fa smontando il motore, pulendolo e lubrificandolo, ma il beneficio è durato pochi mesi. Quindi abbiamo approfittato per cambiarlo insieme a radiatore e supporto.

Ma il sollievo per i tanti lavori di manutenzione non è durato molto. “Emigrati” per qualche settimana nella residenza temporanea di San Sicario, in alta Val di Susa, lasciamo per la prima volta parcheggiato Falkor da solo per qualche giorno, con tutte le utenze staccate, il 12 Volt spento e nessun collegamento alla rete elettrica (che normalmente a casa dei genitori di Paolo, dove abbiamo passato gran parte dei lockdown, invece abbiamo). Tempo una settimana e la batteria motore non è morta, di più: nemmeno il singolo LED della centralina che segnala tensione bassa riesce ad accendersi!

Batteria nuova di Fiamm!

Cavi e booster non ci cavano d’impaccio, e quindi dobbiamo ricorrere al carro attrezzi, che ci porta a valle. La nostra batteria non sapevamo quanto fosse vecchia: era già installata nel 2017 e chissà da quanto tempo era lì. Tra l’altro già in occasione dei lavori in officina in Toscana si era scaricata, ma avevamo dato la colpa alla radio dimenticata accesa. La conclusione è solo una: è ora di cambiarla, anche se “dolorosamente” e consapevolmente sappiamo che acquistandola da una piccola officina di montagna la cosa non sarebbe stata economica. Ci viene montata una Fiamm per la modica cifra di 260 euro e pensiamo di avere risolto.

Torniamo a San Sicario e dopo due giorni notiamo che la tensione è bassa (non abbiamo strumenti specifici, solo la centralina Hymer, che ci dà LED verde quando la tensione è sufficiente, arancione quando è bassa, rosso se la situazione è critica). Mettiamo in moto Falkor per una mezz’ora tenendolo a 2.000 giri, spegniamo, verifichiamo il LED verde e torniamo nell’appartamento che ci ospita, Il giorno dopo però la cosa si ripete. Altra mezz’ora di avviamento, LED verde e tutti a casa. A distanza di 24 ore, la situazione precipita: questa volta il LED è rosso e il motore non parte. Il problema, ormai è palese, non sta nella batteria. Grazie a una lieve discesa partiamo senza cavi o booster e torniamo ad Arese: lì ci aspetta la 220 Volt di mamma e papà, che tiene sotto carica anche la batteria motore!

Un’autoradio troppo vorace

Dopo una breve analisi e un consulto remoto con gli amici di Gulliver’s decidiamo che è meglio capire bene dove sia il problema e affidarsi a un elettrauto potrebbe non essere la scelta migliore. La decisione è quindi quella di andare a Santorso, dove con una mezza giornata di misurazioni e test arriviamo alla giusta conclusione: l’autoradio è la colpevole. Ma che cosa è successo? E come mai ce ne siamo accorti solo tanto tempo dopo?

La risposta sta nel solito maledetto “fai da te”, cosa splendida per risparmiare denaro, perfetta per chi sa esattamente quello che sta facendo, ma potenzialmente dannosa per chi, pur armato di buona volontà, procede solo con il buon senso. Ecco come è andata in questa occasione.

Quando abbiamo acquistato Falkor abbiamo trovato installata un’autoradio LG 1-DIN senza troppi fronzoli: un ingresso AUX, ma niente Bluetooth. Essendo noi smartphone-dipendenti, abbiamo atteso l’occasione giusta e a fine novembre ci siamo lanciati nell’acquisto di una Sony XAV-AX8050. Comprata su Amazon in offerta per 450 euro (mentre scriviamo ne costa 512, antenna DAB compresa) è una soluzione sempre 1-DIN (che ci evita sul nostro Ducato x244 di dover trovare o ricostruire la plancia per ospitare soluzioni a doppio DIN), ma con schermo da ben 9 pollici. Tutto compatibile Android Auto ed Apple Car Play. Per inciso, siamo contentissimi delle sue prestazioni.

Fai da te alla fine troppo costoso

Eravamo all’epoca in un nuovo lockdown, passato in quell’occasione in un campeggio sul Lago Maggiore, e quindi abbiamo deciso di arrangiarci. In fondo quanto può essere difficile montare un’autoradio? Non troppo in effetti, ma… Dato che non siamo tecnici, ci siamo detti, la cosa più semplice da fare è staccare il connettore standard della radio che c’era installata e collegare quella della radio nuova: “plug-and-play”. E così è stato.

Ma, c’è sempre un “ma”! Chi aveva montato la LG, invece di usare il cablaggio standard del Ducato, aveva fatto in modo che la radio fosse sempre alimentata, anche in stand-by. Solitamente ci sono un filo sottochiave per il funzionamento della radio (che si può accendere quindi solo girando la chiave del quadro) e un filo che porta sempre i 12 Volt per mantenere la memoria di orologio e stazioni radio. Per poterla usare anche a veicolo fermo, il cablaggio era stato modificato.

Quanto è importante l’occhio esperto

Questo è perfetto per una radio che da spenta consuma solo qualche milliampere per tenere la memoria, ma nel caso della Sony, che è un evoluto sistema dotato di Bluetooth questo non accade. Spegnendola, rimane comunque sempre attiva la connessione con i dispositivi abbinati e il Bluetooth consuma una quantità relativamente elevata di corrente: la pinza amperometrica ci ha detto circa 1 ampere. Tolto l’accrocchio fatto dal precedente proprietario tutto è tornato a posto. Certo la radio non ci funziona da fermi, ma noi abbiamo sempre usato tablet e altoparlante Bluetooth, quindi non ne sentiremo la mancanza.

Un occhio esperto avrebbe subito visto la modifica, cosa che è avvenuta quando ci siamo affidati a professionisti, ma noi abbiamo solo pensato “Che male c’è a staccare un connettore e attaccarne uno compatibile”? La nostra imperizia c’è costata una sostituzione di batteria (che comunque prima o poi avremmo dovuto fare), un viaggio e una giornata e mezza di tempo.

Dondolo, guarda come dondolo…

In tutto questo, visti i numerosi imprevisti, abbiamo continuato a rimandare un intervento che da tempo va fatto: quello delle sospensioni. Anteriormente già sapevamo che gli ammortizzatori stavano a fine vita, ma la sorpresa delle ultime settimane è stata constatare che anche quello posteriore destro è andato. Prima le balestre facevano il loro lavoro, ma ora Falkor è inclinato sul lato destro di qualche centimetro, con il tampone quasi a fine corsa e la balestra quasi piatta. Segno che l’ammortizzatore non ce la fa più.

Portato in pesa, Falkor si è dimostrato “in linea” anche a pieno carico e non solo globalmente, ma pure sui singoli assi. Quello che crea probabilmente qualche scompenso è la distribuzione dei pesi: a destra ci sono sia le due bombole di gas sia il serbatoio dell’acqua chiara, e alla fine su quel lato grava mediamente un centinaio di chili in più rispetto a sinistra. Race Motors, Salvatore… siete avvisati: appena riaprirete l’officina, oltre che della pinza freno, bisognerà parlare anche di questo!

In definitiva, dopo quattro anni “tranquilli”, in cui abbiamo fatto tagliandi, sostituito cinghia della distribuzione e pompa, cambiato pastiglie, rinnovato gli pneumatici e affrontato la grandineil 2021 ci ha presentato il conto di un veicolo che comunque ha sulle spalle 16 anni di vita e 221 mila chilometri. Nulla di tragico e nulla di irrisolvibile, ma bisogna essere pronti anche ai momenti più complicati, sapendo che serviranno tempo e denaro per tenere in forma la propria casa.

©2021 seimetri.it – Se vuoi lasciare un commento a questo articolo, puoi farlo sulla nostra pagina Facebook

INFORMAZIONI SULL'AUTORE / ABOUT THE AUTHOR

Paolo Galvani

Nato nel 1964, è giornalista professionista dal 1990 e imprenditore dal 2007. Si occupa di tecnologia dalla fine degli Anni '80, prima come giornalista poi come traduttore specializzato, e da circa tre decenni ama girare in camper. Dalla fine di maggio del 2019 è diventato "fulltimer". A luglio 2019 ha lanciato il blog seimetri.it.

Born in 1964, he has been a professional journalist since 1990 and an entrepreneur since 2007. He has been involved in technology since the end of the 1980s, first as a journalist and then as a specialized translator, and for about three decades he has loved traveling in a motorhome. Since the end of May 2019 he has become a "fulltimer". In July 2019 he launched the blog seimetri.it

PUBBLICITA’ / ADV